Comunicato congiunto del P. CARC e dell'Associazione Solidarietà Proletaria
La pubblicazione del sito “caccia allo sbirro!” scatena la rappresaglia della Magistratura
All'alba di questa mattina Vincenzo Cinque del Sindacato Lavoratori in Lotta-per il sindacato di classe (SLL), Romano Rosalba e Fabrizio Di Mauro dell’Associazione Solidarietà Proletaria (ASP), Angelo D’Arcangeli del Partito dei CARC hanno subito le perquisizioni delle loro abitazioni, nelle loro autovetture e, nel caso del compagno del P-CARC, anche dell’abitazione dei suoi genitori a Priverno (LT). Gli agenti della DIGOS di Milano, Bologna, Latina e Napoli, su mandato del PM della Procura di Bologna Morena Plazzi, hanno sequestrato computer, supporti di archiviazione (hard disk portatili, CD, chiavette USB), fotocamere, videocamere, alcuni telefoni cellulari, oltre a molto materiale cartaceo.
I compagni sono sottoposti a indagine nell'ambito dell'inchiesta che la Procura di Bologna ha aperto sui gestori e i partecipanti del sito “caccia allo sbirro!” (http://cacciaallosbirro.byethost7.com/) che ha l’obiettivo di rendere noti i volti, i nomi, le città in cui operano, gli indirizzi degli agenti di polizia, Carabinieri, DIGOS, ecc. che intimidiscono, pestano, seguono, spiano coloro che lottano per la difesa dei diritti e per non pagare la crisi dei padroni. In allegato trovate il mandato di perquisizione.
Al momento non abbiamo altre notizie, se non che, almeno in un caso, la DIGOS si è presentata alla porta di casa della compagna dell’ASP con tanto di poliziotto “rambo” con pistola in pugno e passamontagna calato sul viso, con un atteggiamento intimidatorio e minaccioso. Tale “equipaggiamento” (pistola in pugno e passamontagna) e atteggiamento, l'ha mantenuto girando le strade del quartiere alla ricerca dell'automobile della compagna parcheggiata qualche strada dietro la sua abitazione.
Al momento della firma dei verbali di perquisizione i solerti funzionari della DIGOS, che avevano già rifiutato di dare le loro generalità, hanno apposto firme illeggibili sui documenti...insomma, pistola in pugno e passamontagna sul volto, firme illeggibili sui verbali...avevano vergogna di mostrarsi in faccia e di siglare con nome e cognome la provocazione di cui sono stati esecutori. L’unico nome di cui siamo a conoscenza è quello di Bovio della DIGOS di Bologna che ha diretto una delle squadre che hanno realizzato le perquisizioni.
Provocazione, perchè di questo si tratta. Dopo la bolgia mediatica scatenata attorno al sito “caccia allo sbirro!” (oscurato qualche giorno dopo che il (nuovo)PCI ne ha reso nota l’esistenza con un comunicato) i poliziotti, i funzionari, i magistrati, i loro mandanti che dirigono i comitati di affari si sono spaventati. Non riescono a capacitarsi di come sia possibile che chi solitamente è schedato, pedinato, intimidito, manganellato e minacciato abbia trovato il modo per abbattere la cortina di anonimato e omertà (che sono la premessa dell'impunità) e persino permetta alle masse popolari di partecipare a un'operazione di democrazia: smascherare i picchiatori, i torturatori, gli infiltrati e i cani da guardia dei padroni che operano indisturbati nelle piazze, che si infiltrano nei movimenti, che arrestano e minacciano i comunisti, le avanguardie di lotta, i lavoratori combattivi e i giovani ribelli.
E' di oggi la notizia che due poliziotti di servizio alla POLFER di Milano hanno picchiato a morte un senza tetto. I motivi di questo omicidio alle masse popolari non sono dati a sapere, come non sono dati a sapere i nomi, i cognomi e i volti di questi assassini in divisa. Per non parlare poi dell’edicolante morto a Londra durante il manifestazioni contro il G20 a causa delle percosse subite dagli agenti. E’ forse un reato schedare questi personaggi? E’ forse un reato renderne noti i volti, i nomi, gli indirizzi oppure è un’azione di democrazia e di controllo popolare? Non è un diritto democratico conoscere ogni informazione utile alle masse popolari per non vivere nel dubbio di incontrarli nel pieno del loro esercizio di assassini che abusano del loro potere? La magistratura e le forze dell’ordine impediranno forse d’ora in poi di fare foto e filmati a chi partecipa a presidi, mobilitazioni, cortei violando così uno dei diritti democratici conquistati con la Resistenza Partigiana?
Se con le perquisizioni di 4 compagni la Procura di Bologna ha inteso dare un segnale a quanti hanno accolto con entusiasmo e spirito d'iniziativa la creazione del sito “caccia allo sbirro!”, ha fatto un buco nell'acqua. Perchè Attorno a questi compagni si sta già stringendo l'abbraccio solidale dei comunisti, dei lavoratori combattivi, dei giovani ribelli: a questa solidarietà aggiungiamo la nostra solidarietà incondizionata e il nostro sostegno e invitiamo i democratici, gli antifascisti, i proletari a fare altrettanto.
Non è con l'ennesima e grave montatura giudiziaria, che lede i diritti politici e democratici delle masse popolari conquistati con la vittoria della Resistenza sul fascismo, che la giustizia borghese e i suoi organi repressivi potranno mantenere in piedi l'ordine sociale ed economico capitalista. Perchè dai licenziamenti, dallo sfruttamento, dalle morti per malattie curabili, dalla precarietà, dall'abbrutimento e dal degrado a cui la borghesia costringe milioni di persone si esce solo con la lotta per fare dell'Italia un nuovo paese socialista. Ogni provocazione, ogni atto repressivo, ogni persecuzione non può fermare la rinascita del movimento comunista che avanza e di cui il (n)PCI è l'avanguardia nel nostro paese.
Questa nuova inchiesta della Procura di Bologna è stata aperta a pochi giorni dall’udienza che si terrà il 17 aprile ad Ancona, in cui il GUP Paola Mureddu dovrà decidere se rinviare a processo tre compagni dell’ASP e il Segretario Nazionale del P-CARC per “aver diffamato il PM Giovagnoli” il quale può permettersi di perseguitare comunisti, anarchici, studenti e immigrati (conquistandosi a suon di inchieste per “terrorismo” - spesso finite con buchi nell’acqua - la promozione a Procuratore Capo di Rimini) ma, ritenendosi lui al di sopra dei comuni mortali, si offende e denuncia chi lo chiama con il suo vero nome: “novello Torquemada”! Chi diffama chi? Vi invitiamo a partecipare al presidio che terremo ad Ancona il 17 aprile!
La pubblicazione del sito “caccia allo sbirro!” scatena la rappresaglia della Magistratura
All'alba di questa mattina Vincenzo Cinque del Sindacato Lavoratori in Lotta-per il sindacato di classe (SLL), Romano Rosalba e Fabrizio Di Mauro dell’Associazione Solidarietà Proletaria (ASP), Angelo D’Arcangeli del Partito dei CARC hanno subito le perquisizioni delle loro abitazioni, nelle loro autovetture e, nel caso del compagno del P-CARC, anche dell’abitazione dei suoi genitori a Priverno (LT). Gli agenti della DIGOS di Milano, Bologna, Latina e Napoli, su mandato del PM della Procura di Bologna Morena Plazzi, hanno sequestrato computer, supporti di archiviazione (hard disk portatili, CD, chiavette USB), fotocamere, videocamere, alcuni telefoni cellulari, oltre a molto materiale cartaceo.
I compagni sono sottoposti a indagine nell'ambito dell'inchiesta che la Procura di Bologna ha aperto sui gestori e i partecipanti del sito “caccia allo sbirro!” (http://cacciaallosbirro.byethost7.com/) che ha l’obiettivo di rendere noti i volti, i nomi, le città in cui operano, gli indirizzi degli agenti di polizia, Carabinieri, DIGOS, ecc. che intimidiscono, pestano, seguono, spiano coloro che lottano per la difesa dei diritti e per non pagare la crisi dei padroni. In allegato trovate il mandato di perquisizione.
Al momento non abbiamo altre notizie, se non che, almeno in un caso, la DIGOS si è presentata alla porta di casa della compagna dell’ASP con tanto di poliziotto “rambo” con pistola in pugno e passamontagna calato sul viso, con un atteggiamento intimidatorio e minaccioso. Tale “equipaggiamento” (pistola in pugno e passamontagna) e atteggiamento, l'ha mantenuto girando le strade del quartiere alla ricerca dell'automobile della compagna parcheggiata qualche strada dietro la sua abitazione.
Al momento della firma dei verbali di perquisizione i solerti funzionari della DIGOS, che avevano già rifiutato di dare le loro generalità, hanno apposto firme illeggibili sui documenti...insomma, pistola in pugno e passamontagna sul volto, firme illeggibili sui verbali...avevano vergogna di mostrarsi in faccia e di siglare con nome e cognome la provocazione di cui sono stati esecutori. L’unico nome di cui siamo a conoscenza è quello di Bovio della DIGOS di Bologna che ha diretto una delle squadre che hanno realizzato le perquisizioni.
Provocazione, perchè di questo si tratta. Dopo la bolgia mediatica scatenata attorno al sito “caccia allo sbirro!” (oscurato qualche giorno dopo che il (nuovo)PCI ne ha reso nota l’esistenza con un comunicato) i poliziotti, i funzionari, i magistrati, i loro mandanti che dirigono i comitati di affari si sono spaventati. Non riescono a capacitarsi di come sia possibile che chi solitamente è schedato, pedinato, intimidito, manganellato e minacciato abbia trovato il modo per abbattere la cortina di anonimato e omertà (che sono la premessa dell'impunità) e persino permetta alle masse popolari di partecipare a un'operazione di democrazia: smascherare i picchiatori, i torturatori, gli infiltrati e i cani da guardia dei padroni che operano indisturbati nelle piazze, che si infiltrano nei movimenti, che arrestano e minacciano i comunisti, le avanguardie di lotta, i lavoratori combattivi e i giovani ribelli.
E' di oggi la notizia che due poliziotti di servizio alla POLFER di Milano hanno picchiato a morte un senza tetto. I motivi di questo omicidio alle masse popolari non sono dati a sapere, come non sono dati a sapere i nomi, i cognomi e i volti di questi assassini in divisa. Per non parlare poi dell’edicolante morto a Londra durante il manifestazioni contro il G20 a causa delle percosse subite dagli agenti. E’ forse un reato schedare questi personaggi? E’ forse un reato renderne noti i volti, i nomi, gli indirizzi oppure è un’azione di democrazia e di controllo popolare? Non è un diritto democratico conoscere ogni informazione utile alle masse popolari per non vivere nel dubbio di incontrarli nel pieno del loro esercizio di assassini che abusano del loro potere? La magistratura e le forze dell’ordine impediranno forse d’ora in poi di fare foto e filmati a chi partecipa a presidi, mobilitazioni, cortei violando così uno dei diritti democratici conquistati con la Resistenza Partigiana?
Se con le perquisizioni di 4 compagni la Procura di Bologna ha inteso dare un segnale a quanti hanno accolto con entusiasmo e spirito d'iniziativa la creazione del sito “caccia allo sbirro!”, ha fatto un buco nell'acqua. Perchè Attorno a questi compagni si sta già stringendo l'abbraccio solidale dei comunisti, dei lavoratori combattivi, dei giovani ribelli: a questa solidarietà aggiungiamo la nostra solidarietà incondizionata e il nostro sostegno e invitiamo i democratici, gli antifascisti, i proletari a fare altrettanto.
Non è con l'ennesima e grave montatura giudiziaria, che lede i diritti politici e democratici delle masse popolari conquistati con la vittoria della Resistenza sul fascismo, che la giustizia borghese e i suoi organi repressivi potranno mantenere in piedi l'ordine sociale ed economico capitalista. Perchè dai licenziamenti, dallo sfruttamento, dalle morti per malattie curabili, dalla precarietà, dall'abbrutimento e dal degrado a cui la borghesia costringe milioni di persone si esce solo con la lotta per fare dell'Italia un nuovo paese socialista. Ogni provocazione, ogni atto repressivo, ogni persecuzione non può fermare la rinascita del movimento comunista che avanza e di cui il (n)PCI è l'avanguardia nel nostro paese.
Questa nuova inchiesta della Procura di Bologna è stata aperta a pochi giorni dall’udienza che si terrà il 17 aprile ad Ancona, in cui il GUP Paola Mureddu dovrà decidere se rinviare a processo tre compagni dell’ASP e il Segretario Nazionale del P-CARC per “aver diffamato il PM Giovagnoli” il quale può permettersi di perseguitare comunisti, anarchici, studenti e immigrati (conquistandosi a suon di inchieste per “terrorismo” - spesso finite con buchi nell’acqua - la promozione a Procuratore Capo di Rimini) ma, ritenendosi lui al di sopra dei comuni mortali, si offende e denuncia chi lo chiama con il suo vero nome: “novello Torquemada”! Chi diffama chi? Vi invitiamo a partecipare al presidio che terremo ad Ancona il 17 aprile!
Non dimenticatevi le macchine fotografiche!
La repressione non fermerà la lotta!
Nessuna impunità né copertura per i picchiatori e spioni in divisa e i loro mandanti!
Mandiamo a casa la banda Berlusconi!
Costruiamo un Governo di Blocco Popolare!
La repressione non fermerà la lotta!
Nessuna impunità né copertura per i picchiatori e spioni in divisa e i loro mandanti!
Mandiamo a casa la banda Berlusconi!
Costruiamo un Governo di Blocco Popolare!
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