sábado, 30 de noviembre de 2013

LIBERTADE PARA BAHAR !

O novo arresto do coñecido activista belga de origen sirio Bahar Kimyongür, agora no aeroporto de Milan, Italia,  baseada nuhna orde internacional emitida polo reaccionario goberno turco ten motivado unha ampla onda de solidariedade. Nos anos 2006 e 2007 Bahar foi protagonista de dous xuizos en Belxica acusado de terrorismo polo goberno turco por unha suposta relación coa organización clandestina DHKP-C. Nesta ocasión é hostigado pola súa denuncia da participación turca na agresión a Siria.



Erdogan chiede vendetta, l'Italia acconsente: il caso di Bahar Kimyongur. (proletari comunisti)

consulat-it-4Il Comitato per la libertà dell’espressione e dell’associazione lancia per il primo dicembre alle ore 15 un nuovo appuntamento sotto l’ambasciata italiana a Bruxelles per richiedere l’immediata liberazione di Bahar Kimyongur. Lunedì, 25 novembre, presso la Corte d’Appello di Brescia si è tenuta un’udienza per chiedere a Bahar se volesse essere estradato in Turchia o no. Una domanda sensata, giacché lo stato turco cerca la vendetta dal lontano 2006 per la verità che il giornalista ha osato raccontare al mondo, ma tant’è: l’udienza fa parte della prassi per l’estradizione.  L’avvocato Romoli ha evidenziato come la Corte italiana non abbia nessun dossier mandato dalla Turchia, ma soltanto il verbale d’arresto. Scontata la risposta di Bahar, il quale ha negato la volontà di essere estradato.
In contemporanea, a Bruxelles si è tenuto un presidio di solidarietà, durante il quale più di 250 persone hanno chiesto l’immediata scarcerazione del loro connazionale. Il Comitato per la libertà dell’espressione e dell’associazione ha sottolineato quanto sia importante mantenere costante la pressione sullo stato italiano, affinché non sia commessa un’enorme ingiustizia. La magistratura belga e nel 2006 quella olandese hanno rifiutato di concedere l’estradizione, assecondando il mandato della Turchia. Solo la Spagna (fatti che risalgono a quest’estate e Bahar dovrà affrontare un processo) e l’Italia eseguono i mandati di Erdogan. Solo quest’estate i giornali nazionali gridavano alla soppressione della democrazia e alla violenza dello stato turco, vista la sanguinaria repressione delle manifestazioni e, neanche sei mesi dopo, l’Italia esegue il mandato di cattura. È chiaro quale sarà il destino di Bahar una volta tornato nella sua terra natale: il regime di Erdogan non tollera chi osa esportare gli orrori commessi dallo stato, infatti, diversi giornalisti sono stati imprigionati e torturati e lo stesso destino toccherà a Bahar, qualora non si riuscisse a impedire la sua spedizione in Turchia.
Lunedì si terrà un’altra udienza, in cui l’avvocato chiederà al giudice la liberazione o quantomeno l’alleviamento della misura cautelare per Bahar, come ad esempio i domiciliari. Nel frattempo, è quasi certo che il giornalista di origine turche dovrà rimanere in Italia, in tal modo da impedirgli di tornare in Belgio e sfuggire all’eventuale procedura di estradizione, la quale durerà per alcuni mesi. Dunque, Bahar dovrà rimanere qui, lontano dalla sua famiglia, con la quale non ha ancora avuto alcun contatto dal momento della sua carcerazione.
gli orrori commessi dallo stato, infatti, diversi giornalisti sono stati imprigionati e torturati e lo stesso destino toccherà a Bahar, qualora non si riuscisse a impedire la sua spedizione in Turchia.

Lunedì si terrà un’altra udienza, in cui l’avvocato chiederà al giudice la liberazione o quantomeno l’alleviamento della misura cautelare per Bahar, come ad esempio i domiciliari. Nel frattempo, è quasi certo che il giornalista di origine turche dovrà rimanere in Italia, in tal modo da impedirgli di tornare in Belgio e sfuggire all’eventuale procedura di estradizione, la quale durerà per alcuni mesi. Dunque, Bahar dovrà rimanere qui, lontano dalla sua famiglia, con la quale non ha ancora avuto alcun contatto dal momento della sua carcerazione.

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