da contropiano
Avevamo
dato ieri la triste notizia della morte della compagna Simonetta Frau,
insegnante e dirigente di Unicobas. Sull’onda delle voci di movimento
che davano per certo fosse lei “la ragazza del ’77” immortalata da Tano
D’Amico, anche noi avevamo titolato in questo modo.
Ora
la compagna Luana Emery fa sapere a tutti che c’è stato un errore,
tanto più sgradevole quando si parla di rivolta e di morte.
Contemporaneamente, altri lettori segnalano che invece sarebbe “Fiamma UtoFia Lolli ed viva e vegeta”. Ricordando
a tutti che quella come altre immagini diventate “icona” di un tempo di
conflitto mantengono il loro significato in quanto patrimonio
collettivo.
Come
sempre avviene nella Storia, ognuno di noi può prestare per un attimo
il proprio volto alla rivolta senza nemmeno averne l’intenzione. E
quell’attimo resta nel tempo, al di là di noi…
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Sono
Luana Emery, come dice Silvia sono io nella foto. Mi dispiace molto per
Simonetta che non conoscevo, ma vorrei fare chiarezza per quanti mi
conoscono.
Sono qui, sto scrivendo è sempre come dice Silvia, grazie a dio, buddha e manitu sono VIVA.
Vorrei gentilmente chiedere a chi ha postato di controllare le proprie fonti. Non sono
arrabbiata, non voglio fare polemica ma solo far sapere ai miei amici che CI SONO.
arrabbiata, non voglio fare polemica ma solo far sapere ai miei amici che CI SONO.
grazie un saluto
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SONO LEGGENDA
È
di questi giorni la notizia della morte di Simonetta Frau, insegnante,
sindacalista, pittrice e autrice di “La seconda chance” (Mimesis
Edizioni).
Non
l’ho mai conosciuta ma, naturalmente, la morte di una compagna e
coetanea colpisce sempre. Simonetta Frau, però, leggo in queste ore, è
stata anche la famosa “Ragazza e carabinieri”, foto del 1977 di Tano
D’Amico. Ora, che io sappia, la ragazza ero (e sono) io.
Mi
piacerebbe avere la conferma o la smentita di Tano (per non parlare di
una stampa di quella foto!) ma, dopo tanti anni – bimbi: quasi
quarantatré, ormai, glom – non ci spero più.
Qualche
anno fa, durante la presentazione di un suo libro alla Libreria Grande
di Ponte San Giovanni (Perugia), disse che ero io (mi pare che la
presentazione sia stata a cura di Giovanni Dozzini, chissà se ricorda
qualcosa) e mi promise una stampa; mi dette il suo numero di telefono ma
non ci trovammo mai. Me la sono stampata dal web.
Anni
dopo, durante una trasmissione radio su Rai3, lanciò la ricerca della
“misteriosa ragazza”, ma lo seppi troppo tardi (mi avvertì, tra gli
altri, Michele Cecere, anche qui chissà se ricorda) per chiamare. Da
parte mia tutto quello che posso dire è che so di avere cominciato a
vedere la foto su quotidiani e riviste pochi giorni dopo lo scatto e so
di essere stata io, so di che colore era la bandana – blu e bianca – so
che in uno uno dei tanti fogli volanti del ’77 c’era scritto “Fiamma si è
sssiolta le tressie, oh!” (erano i tempi in cui scrivevamo,
disegnavamo, pubblicavamo e affidavamo alle distribuzione del movimento
innumerevoli deliri – noi intendo Olivier, Maurizio Gabbianelli detto
Fanale, Carlo e tantissime e tantissimi altri) proprio perché da quando
la foto cominciò a spuntare un po’ dappertutto non ne potei più di
quell’aria guerriera con le trecce arrotolate per non dare appigli ai
celerini durante gli scontri e le sciolsi.
Da
allora non mi sono mai più coperta la faccia in un corteo. Che vi devo
dire di più? Nel corso del tempo ho sentito dire, letto, saputo, che la
ragazza si chiamava Marina ed era (è, spero) di Napoli; che era una
studente greca fuori sede; e, ora, che si chiamava Simonetta ed è morta.
Che
cosa dovrei fare, chiedere una rilevazione biometrica sulla distanza
degli occhi, la forma di quel che si vede del naso, l’attaccatura dei
capelli eccetera? Anche no.
Ringrazio
Sara, Francesco, Gina, Alessandro, Valentina, Marina, Aurora e ho perso
il conto di chi altri per essersi preoccupati per la mia salute ma sto
bene, ho solo (ancora) mal di schiena. Per il resto, da oggi sono –
definitivamente – leggenda.
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